Franco Vaccari

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Franco Vaccari, figlio di un fotografo, si appassiona alla fotografia dagli anni del liceo. Si interesserà non solo alla fotografia ma all’arte in generale.

Ha frequentato l’università di Milano, completa poi gli studi scientifici, laureandosi in fisica al Politecnico. Suo padre non voleva che suo figlio intraprendesse la sua stessa carriera, ma , nonostante tutto il figlio comincerà ben presto a fotografare. La sua fotografia si divide in due ambiti fondamentali: 1)poeta visivo 2) riflessione teorica sui mezzi di comunicazione.

La sua prima personale è ospitata alla galleria dell’Elefante a Venezia nel 1996 con L’ambiente buio che inaugura un’autonoma e personale espressione artistica intesa, piuttosto che come opera finita, nel senso di una più ampia azione concettuale a partire dall’ambiente in cui si svolge sino alle possibili interazioni con i fruitori, azione che viene documentata attraverso lo strumento fotografico e che perviene alla propria restituzione logica e alle proprie evidenze di significato. In tal senso, il libro La scultura buia può considerarsene a tutti gli effetti il primo esempio.

A queste azioni-evento Franco Vaccari assegna la denominazione di esposizioni in tempo reale:

«La differenza fra gli happening, le performance e le esposizioni in tempo reale è una differenza di struttura. Mentre infatti le prime si sviluppano linearmente e nelle varie fasi ubbidiscono a precisi programmi predeterminati, le esposizioni in tempo reale hanno come elemento caratterizzante la possibilità di retro-azione e cioè del feed-back» (Franco Vaccari, 1978).

Dunque, l’ambiente non è lo “spazio dell’esposizione” e nemmeno “dell’azione” strictu sensu, al contrario è “spazio della relazione”; l’opera non è un “dato progettato dall’artista”, al contrario è un “processo innescato dall’artista”.

È con l’Esposizione in tempo reale n 4 . Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio Biennale di Venezia del 1972, che ottiene il primo riconoscimento internazionale, aprendosi al grande pubblico:

«[…] ho esposto una cabina Photomatic ed una scritta in quattro lingue che incitava il visitatore a lasciare una traccia fotografica del proprio passaggio. Io mi sono limitato ad innescare il processo facendo la prima photostrip, il giorno dell’inaugurazione; poi non sono più intervenuto. Alla fine dell’esposizione le strip accumulate erano oltre 6000» (Franco Vaccari, 2007).

L’esposizione alla Triennale di Milano nel 1979, l’antologica al Museum Moderner Kunst di Vienna nel 1984, l’esperienza alla Kunsthauschen di Bregenz nel 1998, la partecipazione alla mostra Minimalia al PS1 Contemporary Art Center di New York nel 1999, il progetto a La Chaufferie di Strasburgo con gli studenti dell’Accademia d’Arte della città nel 2004, le personali al Musée d’Art Moderne et Contemporaine di Strasburgo nel 2007 e al Museo Cantonale d’Arte di Lugano nel 2008, i molti inviti ad esporre presso gli Istituti Italiani di Cultura all’Estero, ed in generale le numerosissime personali e collettive che lo vedono protagonista ininterrottamente presso spazi pubblici e privati, tutto questo costituisce segnale attendibile della costante attenzione da parte della critica e del pubblico all’attività di uno dei maggiori esponenti delle avanguardie contemporanee che è riuscito a rimanere coerente nella sperimentazione, consolidando la personale pratica artistica all’interno di una parallela produzione teorica.

Tra i progetti espositivi ed editoriali che hanno contribuito a ordinarne e storicizzarne la produzione e la letteratura critica di riferimento si ricordano: le rassegne Franco Vaccari. Photomatic e altre storie allo spazio Bel Vedere Fotografia e Franco Vaccari. Col tempo allo Spazio Oberdan, entrambe a Milano rispettivamente nel 2006 e nel 2007; la retrospettiva sulla produzione fotografica Franco Vaccari. Opere 1955-1975 che gli dedica la sua città nel 2007 con sede espositiva al Fotomuseo Panini e alla Palazzina dei Giardini; i regesti sui libri d’artista, su film, video e video-installazioni, infine la raccolta di scritti critici e teorici, suoi e di altri, scelti tra quelli meno conosciuti e ripubblicati.

(Davide Potenza)

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